Ricoltivare la città

Sovraffollamento, isolamento sociale, inquinamento, asfalto, difficoltà di accesso al cibo, insicurezza – quella più spaventosa, quella di non sapere cosa portare in tavola alla sera. Quella di sentirsi completamente soli e stritolati da ritmi che ci distruggono.

Non è l’incipit di un romanzo distopico, ma il futuro non poi così lontano che attende le nostre città. Città sempre più cementificate. Città i cui abitanti sono sempre più deprivati dei saperi che per millenni hanno permesso alle comunità di sfamarsi, crescere e vivere dignitosamente in comunione con i cicli della natura.

Città che si sono allontanate drammaticamente dal loro negativo – la campagna, il mondo agricolo, o come altro vogliamo chiamarlo. Allontanati così tanto che sembra faccia poca differenza acquistare pomodori da Pavia o da Timbuctù.

Quale alternativa allora per ripensare la città, città come organo dall’equilibrio complesso, fatta di rapporti di produzione, di scambio, di potere, di interazione tra individui, ambiente.

Bisogna cercare di uscire dal modello che vuole accettazione totale dello sviluppo illimitato, al tempo stesso non neghiamo la storia che ci ha portati fin qua, non desideriamo un’infantile ritorno ad una astratta natura.

Proponiamo invece di fermarci a riflettere. Possiamo alleggerire la nostra totale e incondizionata dipendenza dall’economia di mercato? Siamo ancora capaci di prenderci cura di uno spazio comune? Possiamo ritagliare dei momenti per uscire dall’alienazione e costruire qualcosa con le nostre mani?

Fermiamoci, riflettiamo, discutiamo, iniziamo ad agire dal piccolo e dal quotidiano.

Sporchiamoci le mani.

Iniziamo a riappropriarci del ciclo di produzione, riscopriamo i saperi che fino a qualche generazione fa erano patrimonio dell’umanità intera, recuperiamo gli spazi comuni, ristabiliamo dei rapporti di vicinanza e cooperazione con i nostri vicini – di casa, di quartiere, di città, di strada. Riappropriamoci degli spazi abbandonati al degrado e alla speculazione. Prendiamoci cura di queste aree e coltiviamo nuove forme di città insieme.

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